2001, 25 Luglio, Kerala, India - La Pioggia Rossa

Finalmente una prova?

2001, 25 Luglio, Kerala, India - La Pioggia Rossa

Nel 2001, la popolazione dello stato indiano di Kerala fu sorpresa in più occasioni da un’insolito fenomeno meteorologico: una pioggia dal color rosso sangue. Per spiegare l’avvenimento diversi scienziati hanno compiuto studi approfonditi sui campioni di pioggia raccolti. Dalle ricerche è risultato che la colorazione rossa era causata dalla presenza di cellule viventi sconosciute, che non sembrano appartenere al nostro pianeta.

Il fenomeno della Pioggia Rossa fu osservato in più occasioni, in un arco di tempo che va dal 25 Luglio al 23 Settembre 2001. Il luogo dove si concentrarono la maggior parte delle precipitazioni è localizzato nello stato indiano meridionale di Kerala; più precisamente nel distretto di Kottayam, nella parte meridionale dello stato. La prima pioggia rossa cadde il 25 Luglio 2001 nei distretti di Kottayam e Idukki; i testimoni riferiscono di aver udito un fragoroso tuono, accompagnato da un lampo di luce, subito prima che incominciasse a piovere; il che farebbe pensare ad un meteorite o una cometa. Nei boschi circostanti le abitazioni, inoltre, si sono osservate vaste aree di foglie avvizzite che avevano assunto una colorazione grigio cenere. Molte altre piogge “colorate” furono segnalate nel corso dei successivi dieci giorni; poi andarono via via diminuendo, fino a cessare (l’ultima precipitazione anomala avvenne il 23 Settembre 2001). Sono state segnalate piogge di diversi colori, oltre al rosso ve ne furono di verdi, gialle e nere.

Campioni della pioggia rossa di Kerala
Campioni della pioggia rossa di Kerala

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La pioggia rossa era di solito molto localizzata, si presentava sempre in aree non più grandi di un chilometro quadrato (a volte addirittura circoscritte a qualche metro); al di fuori dell’area interessata cadeva pioggia normale. La durata del fenomeno non era mai superiore ai venti minuti e l’intensità della colorazione della pioggia era variabile. In taluni casi l’acqua era talmente colorata da macchiare i vestiti come fosse sangue. Il colore era dovuto a particelle non identificate in sospensione dell’acqua.

Inizialmente, subito dopo la prima pioggia, i ricercatori del Centre for Earth Science Studies (CESS) pensarono che la pioggia rossa fosse dovuta alla disintegrazione di un meteorite nell’atmosfera; successivamente, quando vi furono altre precipitazioni anomale nella stessa zona, abbandonarono questa teoria e comunicarono alla stampa, coadiuvati dal Tropical Botanical Garden and Research Institute (TBGRI), che le particelle dovevano essere spore, ovvero cellule disidratate in grado di diffondersi in ambienti ostili e generare un essere vivente una volta trovato un habitat adeguato (come fanno, ad esempio, i funghi). Il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Governo indiano appoggiò questa tesi e commissionò al CESS e al TBGRI un rapporto che fu successivamente rilasciato nel Novembre del 2001.

Singola cellula trovata nela pioggia di Kerala vista al microscopio elettronico, ingrandita 20000 volte. © Cardiff Centre for Astrobiology, Cardiff University.
Singola cellula trovata nela pioggia di Kerala vista al microscopio elettronico, ingrandita 20000 volte. © Cardiff Centre for Astrobiology, Cardiff University.

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Tale rapporto identificava le misteriose particelle come spore di alghe, fatte poi sviluppare in un terreno di coltura in alghe lichen-forming del genere Trentepohlia. Secondo il rapporto, inoltre, nella pioggia non erano presenti polveri meteoritiche, desertiche o vulcaniche, e che non vi erano nemmeno sostanze industriali inquinanti. La spiegazione fornita dai ricercatori identificava le forti piogge (normali) abbattutesi sulla zona nel periodo precedente alla caduta della pioggia rossa, come la causa di una spropositata crescita di licheni nei boschi circostanti. Questi licheni avrebbero poi liberato un’enorme quantità di spore nell’atmosfera, responsabili dell’insolita colorazione dell’acqua.

Tale spiegazione, tuttavia, presenta alcuni punti poco chiari: non esiste infatti nessun meccanismo conosciuto che possa rendere possibili una tale dispersione delle spore e il loro assorbimento da parte delle nuvole. Altre stranezze sono venute a galla dall’analisi dei sedimenti delle piogge rosse: gli scienziati hanno analizzato i campioni utilizzando una combinazione di spettrometria di massa al plasma con accoppiamento di ione, spettrometria di assorbimento atomico e metodi chimici per via umida. Di seguito riportiamo una tabella con l’elenco degli elementi chimici maggiormente presenti nei sedimenti e le loro concentrazioni (peso in percentuale):

Al K Mg Ca So Fe Si C P
1.00 0.26 1.48 2.52 0.49 0.61 7.50 51.00 0.08

La presenza di alluminio suscita particolare stupore, poiché l'alluminio non è normalmente presente nelle cellule viventi; altro fatto strano è il bassissimo contenuto di fosforo, elemento che gioca un ruolo chiave nella biologia terrestre, sia come responsabile dalla maggior parte di scambi energetici, che come regolatore proteico. In genere è presente ad alte concentrazioni nelle membrane biologiche; ci si aspetta quindi circa il 3% di fosforo nel peso anidro (senz’acqua) delle cellule. Sono stati rilevati anche diversi metalli pesanti quali titanio, rame, nickel, manganese e cromo.

Nel 2003, la questione delle piogge anomale di Kerala fu portata nuovamente all’attenzione dei mass media grazie alla sconcertante teoria proposta da Godfrey Louis e Santhosh Kumar della Mahatma Gandhi University di Kottayam. I due ricercatori proposero una possibile origine extraterrestre delle misteriose cellule. A sostegno dell’ipotesi vi era il fatto che tali cellule non presentavano DNA, cosa mai riscontrata nelle forme di vita terrestri. Inoltre, si è visto che le cellule avviano il loro ciclo di riproduzione a temperature vicine ai 300 gradi centigradi, mentre i batteri ipertermofili terrestri (del dominio degli Archea) arrivano al massimo a 120 gradi centigradi.

Una delle cellule di Kerala al microscopio. All'interno si possono identificare due cellule figlie e una in formazione - © Cardiff Centre for Astrobiology, Cardiff University
Una delle cellule di Kerala al microscopio. All'interno si possono identificare due cellule figlie e una in formazione - © Cardiff Centre for Astrobiology, Cardiff University.

Il dottor Godfrey Louis mandò a J. Thomas Brenna, che lavorava alla Divisione Nutrizionale della Cornell University, dei campioni della pioggia rossa per ottenere un’analisi più approfondita dell’attività biochimica delle cellule. Il dottor Brenna ha analizzato la concentrazione degli isotopi di Azoto pesante (15N) e Carbonio utilizzando una scansione di microscopia elettronica a raggi X e una spettrometria di massa a radioisotopi (IR). L’analisi allo spettrometro di massa per la concentrazione degli isotopi ha rilevato un valore per gli isotopi dell’azoto del 5.9 per mille, che rientra nella norma degli organismi terrestri. Il valore del carbonio era del 16 per mille, che è considerato un valore abbastanza alto per gli organismi più evoluti, ma è compatibile con un organismo marino o vegetale che utilizza la via fotosintetica del C4.

Successivamente, sono state condotte indagini più accurate sulle cellule di Kerala da parte del microbiologo Milton Wainwright, della Sheffield University, che ha dichiarato di aver trovato il DNA grazie a marcatori fluorescenti (DAPI); ma l’astronomo Chandra Wickramasinghe, grande sostenitore della panspermia (la teoria secondo cui la vita sulla terra si è originata dallo spazio) e docente alla Cardiff University, non è riuscito ad isolarlo e moltiplicarlo mediante PCR (reazione a catena della polimerasi), inoltre queste ultime fonti affermano di aver identificato mediante microscopia elettronica membrane e organuli cellulari, anche se le cellule non mostrano un nucleo definito. Ciò concorda con la dimensione di 7 micron che è quella delle cellule procariotiche che non presentano un involucro nucleare netto, ma il materiale genetico è ammassato nel citoplasma.

Uno studio da parte del dottorando Patrick McCafferty, della Queen’s University di Belfast, rivela una stretta correlazione fra le misteriose piogge di Kerala e altri fenomeni simili verificatisi nel corso della storia. McCafferty ha analizzato circa 80 casi di piogge rosse, 20 riferimenti circa laghi e fiumi coloratisi misteriosamente di rosso, e 68 fenomeni simili, come ad esempio pioggia di diversi colori, o piogge di latte, miele o mattoni. Il 36% di questi eventi avvennero in coincidenza con il passaggio di una cometa.

Il 21 Agosto 2007, una pioggia rossastra si è nuovamente abbattuta sullo stato indiano; più precisamente a Vadakara, nel distretto di Kozhikode. I campioni sono in attesa di ulteriori esami.

Teorie

Esistono, prevalentemente due correnti di pensiero circa la natura delle cellule di Kerala. La prima, la più convenzionale, attribuisce l’insolita colorazione della pioggia rossa a polvere o sabbia trasportata dal vento e mischiatasi alle gocce d’acqua. Fenomeni del genere non sono rari; un caso simile si verificò in Inghilterra nel febbraio del 1903. Nella storia sono state registrate anche altri tipi di piogge anomale, come le piogge di animali o di pesanti blocchi di ghiaccio, i meccanismi responsabili di queste piogge non sono ancora del tutto chiari. Questa teoria non chiarisce, comunque, alcuni aspetti del fenomeno. La presenza di cellule viventi è ormai incontrovertibile.

L’altra principale ipotesi è quella legata alla cosiddetta panspermia (o esogenesi), una teoria scientifica sostenuta da molti scienziati, secondo la quale la vita sulla terra avrebbe avuto origine nello spazio (o su un altro pianeta) e sarebbe stata portata sul nostro globo da una o più comete. Le comete sono formate principalmente da ghiaccio e seguono orbite ellittiche che le portano vicino al sole (e quindi alla terra) solo una volta ogni centinaia o migliaia di anni. Si pensa, quindi che le cellule componenti la misteriosa pioggia rossa siano di origine extraterrestre. L'esplosione udita poche ore prima del fenomeno dai residenti del villaggio di Changanasserry, nel distretto di Kottayam, accompagnata da un lampo di luce, avrebbe potuto essere causata dalla disintegrazione di una piccola cometa entrata nell'atmosfera terrestre. Il materiale contenuto nel nucleo della cometa si sarebbe quindi sparso nell'atmosfera per poi cadere sotto forma di pioggia. Il punto debole di questa teoria sta nel fatto che le piogge rosse siano avvenute solo in un aria molto circoscritta.

A tale riguardo, ci siamo avvalsi della consulenza del Dott. Marco Lo Presti, biotecnologo; ecco le sue considerazioni circa la pioggia di Kerala:

Dott. Marco Lo Presti, Biotecnologo
Dott. Marco Lo Presti, Biotecnologo

«Sono molte le ipotesi che si potrebbero fare riguardo a tale evento, tuttavia la complessità ed il numero di variabili in gioco rende difficile trovare la risposta, visto che il caso racchiude implicazioni, oltre che biologche, chimiche, metereologiche, geologiche, botaniche, astronomiche e fisiche. L'ipotesi dell'inquinamento dei campioni non è da scartare visto che, oltre il banale inquinamento atmosferico e le spore fungine delle foreste circostanti, ci potrebbe essere una contaminazione da parte di polvere interstellare, che grazie agli studi e alle osservazioni di Hoyle e Wickramasinghe, sappiamo contenere porfirina, una molecola eterociclica aromatica che forma complessi di coordinazione con molti metalli, che potrebbero essere il magnesio, il ferro (molte specie biologiche terrestri sono costituite da un anello protoporfirinico coordinato dal ferro e dal magnesio e sono largamente presenti sulla terra rispettivamente in emoglobina e clorofilla) e, forse, anche l’alluminio (non presente nelle specie biologiche terrestri conosciute ma rilevato nei campioni di Kerala). Inoltre, la porfirina (dal greco porphyrá, cioè porpora), potrebbe essere l’unica responsabile della colorazione rossa delle piogge anomale, e l'inquinamento potrebbe essere anche il responsabile del tanto difficoltoso riconoscimento del DNA. Tuttavia, se effettivamente mancasse il DNA e il codice genetico fosse presente in un'altra forma, tali cellule sarebbero quasi sicuramente di origine extraterrestre poiché le bassissime temperature che si ritrovano nel nucleo di una cometa, garantirebbero lo stato di quiescenza di un organismo particolarmente adatto a vivere in condizione di spora o simile (ricordiamo che batteri stratosferici terrestri mandati per errore sulla luna tramite il lancio dello Sputnik sono rimasti quiescenti sul nostro satellite naturale per 9 mesi, al loro ritorno sulla terra potevano facilmente essere rivitalizzati)».

Tale teoria trova i suoi principali sostenitori in Godfrey Louis e A. Santhosh Kumar, che hanno raccolto campioni di pioggia rossa in diversi siti. I due scienziati hanno dichiarato che le particelle hanno senza dubbio una natura biologica. Secondo le loro analisi, gli scienziati hanno determinato che le cellule hanno un diametro variabile da 4 a 10 micrometri e sono dotate di una forma ovale o sferica. Si è visto che un millilitro di pioggia conteneva circa 9 milioni di cellule; il peso delle particelle per ogni litro di pioggia si aggirava intorno ai 100 milligrammi. Secondo questi dati, a Kerala sarebbero cadute qualcosa come 50 tonnellate di cellule. Louis e Kumar hanno effettuato dei test con etidio bromuro per cercare di identificare il DNA, ma il riscontro è stato negativo. Milton Weinwright, invece, studioso di spore stratosferiche, ha riscontrato una similitudine con le spore di urediniomiceti, un particolare tipo di funghi.

Alcuni sostenitori della panspermia affermano che queste cellule potrebbero appartenere, tassonomicamente, al cosiddetto proto-dominio (in inglese proto-domain), cioè un dominio di organismi estremofili di origine sconosciuta (e probabilmente extraterrestre o ancestrale) che tuttavia condividono certi aspetti di quelli terrestri: metabolismo, omeostasi, organizzazione, crescita, adattamento, riproduzione e risposta agli stimoli.

Fonte:
www.inspiegabile.com

Redazione

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