Serpenti Marini

Solo vaneggiamenti di marinai?

Serpenti Marini

Fin dall'antichità, queste sinuose creature terrorizzavano come niente altro poteva i marinai che si spingevano per mare. La storia ci porta molte testimonianze, specialmente da parte di ecclesiastici. A volte vengono descritti con il corpo coperto di peli, spesso hanno una testa equina e in genere presentano delle gobbe che indicano un movimento sussultorio. Nel corso della storia si sono accavallate testimonianze più o meno convincenti, sono state rinvenute carcasse e sono state scattate foto e girati video; che sia tutto frutto dell'immaginazione risulta difficile da credere.

Il più famoso storico legato ai serpenti marini è senz'altro Olaus Magnus (Olao Magno): vissuto dal 1490 al 1557, fu arcivescovo cattolico della svezia. La sua famosa opera "Historia de Gentibus Septentrionalibus" è ricca di carte nautiche recanti disegni e descrizioni di mostri marini; che donano all'ecclesiastico un posto importante nella storia della zoologia. Magnus descrive così la creatura che chiama Soe Orm: «Un grandissimo serpente di mare dalla lunghezza di 200 piedi e dal diametro di 20 piedi che vive nelle grotte vicine alla spiaggia di Bergen; esso esce dalla sua caverna soltanto nelle notti estive per divorare vitelli, agnelli o maiali, oppure va per mare ad inghiottire calamari, aragoste e creature marine d'ogni genere. Dal collo gli pendono peli lunghi due piedi, ha taglienti squame brune e brillanti occhi fiammeggianti»

Particolare di una carta nautica tratta dall'opera di Olaus Magnus Historia de Gentibus Septentrionalibus
Particolare di una carta nautica tratta dall'opera di Olaus Magnus Historia de Gentibus Septentrionalibus

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Vi fu poi un'altro avvistamento nel 1734 degno di nota. Hans Egede, un missionario danese recatosi in Groenlandia per tentare di convertire gli indigeni al cristianesimo, raccontò dell' avvistamento di un mostro marino nella sua opera pubblicata nel 1741 Det gamle Gronlands nye Perlustration. Egede descrive una creatura enorme, la cui testa affiorante dall'acqua arrivava al di sopra dell'albero maestro e il cui corpo serpentiforme era largo quanto la nave e lungo tre o quattro volte di più. Il muso era lungo e appuntito e pareva avere il corpo coperto di conchiglie; inoltre "sputava acqua come un pesce balena". Le balene erano ben note agli olandesi ed Egede era noto per essere un osservatore lucido e attendibile. Il pastore Bling venne incaricato da Egede di fare un disegno del mostro che venne riportato nel Det gamle Gronlands nye Perlustration.

Un' altra figura importante nella storia dei mostri marini fu il vescovo Erik Ludvigsen Pontoppidan di Bergen; anch'egli ecclesiastico, non partecipò direttamente ad un avvistamento ma raccolse molte testimonianze nella sua Storia naturale della Norvegia, pubblicata nel 1755. Una fra queste è quella di un certo capitano Von Ferry, il quale avvistò un 'serpente di mare' mentre passava accanto alla sua nave nell'Agosto del 1746; lo descrisse come un essere dal colore grigiastro, con la testa simile a quella di un cavallo che sporgeva dall'acqua per due piedi, aveva la bocca molto grande e di colore nero, grandi occhi anch'essi neri e una lunga criniera bianca che sfiorava la superficie dell'acqua. Un'altro avvistamento citato nell'opera di Pontoppidan è quello del governatore Benstrup, il qualle avvistò una creatura la cui descrizione differisce alquanto da quella del capitano Ferry: questa volta il mostro viene descritto come un lungo essere serpentiforme con molte curve sul corpo ben visibili sulla superficie dell'acqua paragonate da Benstrup ad una serie di boe.

Serpente marino avvistato da Hans Egede nel 1734 in Groenlandia
Serpente marino avvistato da Hans Egede nel 1734 in Groenlandia.

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Ovviamente, si potrebbe liquidare questi avvistamenti come storie di marinai; ma le cose si complicano nel 1808, quando una carcassa non identificata va a spiaggiarsi sulle coste dell'isola di Stronsay, nelle Shetland scozzesi. L'agricoltore John Peace scorse un animale morto tra le rocce che all'inizio credeva una balena; quando si avvicinò con la sua barca per controllare notò che era invece una creatura dalla testa piccola e dal lungo collo, con pinne appiattite e una coda sottile. La carcassa venne quindi esaminata dagli esperti: risultò lunga 18,5 metri; le ossa erano cartilaginee ad eccezione della spina dorsale che risultò essere l'unica formazione compatta del corpo. Ogni zampa era munita di cinque o sei dita e, nonostante la carcassa fosse in avanzato stato di decomposizione, emerse che l'animale era ricoperto di peli. Alcuni campioni di pelle furono analizzati da Everard Home (chirurgo e naturalista dilettante) che li catalogò come appartenenti ad uno Squalo Balena, uno dei pesci più grandi del mondo. Si trattò dunque di un Globster.

Intanto i serpenti marini cominciavano a fare la loro comparsa anche nell'Atlantico. Degno di nota è ciò che accadde a Gloucester, Massachusetts nell'estate del 1817: verso la metà del mese di Agosto un mostruoso serpente marino fu avvistato nella baia del porto in più occasioni da centinaia di persone. I più lo descrissero come un gigantesco serpente con la testa molto simile a quella di un cavallo, il corpo tondeggiante di circa uno o due metri di diametro e una lunghezza di oltre 70 piedi.

Il serpente marino avvistato a Gloucester nel 1817
Il serpente marino avvistato a Gloucester nel 1817

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Il caso fu così eclatante da spingere la Linnaean Society del New England ad istituire una speciale commissione di indagine. Lonson Nash, un giudice di pace, fu incaricato di raccogliere le testimonianze giurate di tutti coloro che avevano visto il mostro di Gloucester: Ne raccolse otto a Gloucester e tre a Boston. Le deposizioni erano straordinariamente coerenti; non solo per quanto riguardava la morfologia del mostro ma anche per il comportamento, molti affermarono che si muovesse in modo più simile ad un bruco che a un serpente, cioè con movimenti ondulatori verticali e non orizzontali. Il serpente marino continuò ad essere avvistato anche negli anni successivi.

Nel 1819, in Agosto, un serpente di mare molto simile a quello di Gloucester riapparve a Nahant, sempre nel Massachusetts, dove fu contemplato da più di 200 persone. Insomma, gli anni dal 1817 al 1847 furono segnati da numerosi avvistamenti di serpenti marini specialmente in America e non solo nel Massachusetts ma anche in South Carolina, nel Golfo del Messico e in molte altre coste Nordatlantiche. Nel 1848 gli avvistamenti ripresero anche in europa, quando l'equipaggio della nave HMS Plumper che navigava a ovest di Oporto, in Portogallo, avvistò "una lunga creatura nera dalla testa affilata"; lo stesso anno la fregata Daedalus si trovava al largo del Capo di Buona Speranza quando il capitano Peter M'Quhae e il suo equipaggio videro un enorme serpente lungo almeno 60 piedi: stando alla descrizione del capitano, l'animale non aveva pinne, ma una sorta di criniera sul dorso.

La creatura avvistata dalla fregata Daedalus al largo del Capo di Buona Speranza nel 1848
La creatura avvistata dalla fregata Daedalus al largo del Capo di Buona Speranza nel 1848

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Il periodico britannico Zoology, pubblicò nell'Aprile 1852 un conturbante articolo dal titolo"Confermata la cattura di un serpente marino" firmato da Charles Seabury, capitano della baleniera Monongahela di New Bedford. Pare che le vedette di suddetta nave avvistarono un serpente di mare che nuotava Nel Pacifico meridionale; calarono le scialuppe in mare e partirono alla caccia della formidabile creatura che, nonostante alla fine avesse molti arpioni in corpo, trascinò l'imbarcazione per più di 16 ore prima di morire. Il serpente, lungo 31 metri, venne issato a bordo e lasciato essiccare; dalle descrizioni del capitano, il corpo dell'animale era cosparso di escrescenze globulari. Il capitano Seabury affidò la lettera con queste notizie al capitano del brigantino Gipsy mentre era ancora per mare, il che fu provvidenziale poiché la baleniera Monongahela affondò con tutto l'equipaggio e col suo prezioso carico prima di poter tornare a terra.

I protagonisti dei precedenti avvistamenti erano tutti marinai o comunque non certo scienziati, si potrebbe pensare quindi che non essendo avvezzi al rigore scientifico, queste persone abbiano potuto scambiare grandi foche, balene o trochi d'albero galleggianti per serpenti marini. Ciò non può dirsi dell'avvistamento avvenuto nel 1904 al largo del Brasile; protagonisti del quale furono infatti due naturalisti: Michael J. Nicoll e E. G. B. Meade-Waldo. I due stavano facendo una crociera scientifica a bordo del traghetto a vapore Valhalla quando avvistarono una cresta di colore bruno alga emergere dall'acqua, successivamente si poté notare un lungo collo sormontato da una testa simile a quella di una tartaruga che emergeva per circa 8 piedi. L'anno successivo, nella stessa zona, il capitano Koopman (a bordo di una nave mercantile) avvistò una creatura molto simile la cui lunghezza stimò in circa 60 metri.

Il 22 Maggio del 1917 l'incrociatore britannico Hilary era impegnato in un blocco navale contro i tedeschi nel Mare del Nord; sembrava tutto tranquillo quando il capitano F.W. Dean viene informato dall'equipaggio che qualcosa era apparso a dritta. I cannonieri furono allertati e il capitano si recò sul ponte per dare un'occhiata. Dean riferì di una creatura con la testa simile ad una mucca, ma più grande; anche se il corpo della bestia era immerso si potevano chiaramente distinguere i movimenti ondulatori tipici dei serpenti di mare. Il capitano ordinò di allontanarsi e sparare una salva con i cannoni: l'animale fu colpito e sprofondò senza più riaffiorare.

Degno di nota è anche il Cadborosaurus: un mostro marino serpentiforme che prende il nome da Cadboro Bay, nella Columbia Britannica. Il caso è controverso: 'Caddy', come lo chiamano affettuosamente i fans, è stato oggetto di svariati avvistamenti e a prova della sua esistenza vi è anche una foto.

La carcassa recuperata dal peschereccio giapponese Zuiyo Maru al largo della Nuova Zelanda
La carcassa recuperata dal peschereccio giapponese Zuiyo Maru al largo della Nuova Zelanda

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Spostandoci in tempi più recenti arriviamo al 1977 e incontriamo il Mostro della Nuova Zelanda: Il peschereccio giapponese Zuiyo Maru era intento a pescare sgombri al largo della Nuova Zelanda; le reti catturarono, insieme ai pesci, qualcosa di strano. La ‘cosa' venne issata sul ponte e risultò essere una carcassa in avanzato stato di decomposizione lunga una decina di metri e pesante oltre due tonnellate; dopo essere stata fotografata e dopo che furono prelevati i dovuti campioni di tessuto per le analisi, venne ributtata in mare per paura che contaminasse il pescato.

I campioni vennero portati al Museo Nazionale della Scienza di Tokyo ed esaminati dal professor Yoshinori Imaizumi, il quale escluse che si potesse trattare di un pesce, una balena o un mammifero noto alla scienza; tuttavia da esami fatti da altri studiosi emerse la possibilità che la carcassa potesse appartenere ad uno squalo elefante.

Foto scattata il 12 dicembre 1964 dal fotografo francese Robert Le Serrec nella baia di Stonehaven (Hook Island, Queensland, Australia)
Foto scattata il 12 dicembre 1964 dal fotografo francese Robert Le Serrec nella baia di Stonehaven (Hook Island, Queensland, Australia)

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Infine, vi è la foto qui a fianco: è stata realizzata il 12 dicembre 1964 dal fotografo francese Robert Le Serrec nella baia di Stonehaven (Hook Island, Australia) e pare ritragga un serpente marino. Robert era in vacanza e si trovava nella baia con la famiglia ed alcuni amici su delle piccole barche a remi quando sua moglie avvistò una creatura simile ad un serpente che giaceva sul fondale: era lungo quasi 25 metri, di colore grigio, con la testa che ricordava quella di un serpente e il corpo, per certi versi, simile a quello di un girino. A quel punto Robert, insieme al suo amico Henk de Jong, scese dalla barca e si avvicinò alla creatura per poterla fotografare. L'acqua era poco profonda, meno di due metri, e Robert potè notare una grossa ferita sulla schiena dell' animale. Secondo la storia di Le Serrec, i due non risalirono in barca fino a che il mostro, con le fauci spalancate, non si diresse minacciosamente verso di loro. Robert scattò alcune foto prima che la creatura si dileguasse. Questa storia ricca di coraggio ha sollevato scetticismo da parte di molti studiosi; primo fra tutti Darren Naish, paleontologo inglese, che nel 2008 scrisse un interessante articolo sull'argomento pubblicandolo nel suo blog Tetrapod ZoologyLink esterno. Il criptozoologo Loren Coleman, autore sul sito CryptomundoLink esterno, concorda con le conclusioni di Naish affermando che il mostro di Hook Island sia l'ennesima truffa di Robert Le Serrec, uomo poco credibile già dedito al business legato ai mostri marini e, secondo Coleman, ricercato dall'Interpol. Secondo il biologo inglese Ivan Terence Sanderson, autore di diversi scritti sulla criptozoologia, la creatura di Le Serrec potrebbe consistere in un pallone sonda sgonfio e ricoperto di alghe o in un mucchio di vestiti legati insieme per assumere la forma di un serpente marino.

Un esemplare di Regalecus Glense, comunemente noto come "Re di Aringhe"
Un esemplare di Regalecus Glense, comunemente noto come "Re di Aringhe"

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Uno dei probabili candidati come protagonista di molti degli avvistamenti di serpenti marini, se si cerca fra le creature note, è il Regalecus Glense: un pesce abissale molto raro anche noto come Re di Aringhe o Pesce Remo (Oar Fish in inglese). Data la sua straordinaria lunghezza (può arrivare anche a 10 metri!), il corpo nastriforme e la cresta rosso vivo che percorre tutto il corpo, il pesce remo potrebbe benissimo essere scambiato per un serpente marino.

Benché di norma viva ad una profondità che va dai 500 ai 1000 metri, non è escluso che molti degli avvistamenti di serpenti marini fossero in realtà avvistamenti di Re di Aringhe intenti a nuotare in superficie.

In conclusione è anche vero che il regno delle acque sul nostro pianeta è immenso; a tutt'oggi l'uomo ne ha esplorata solo una piccola parte. Non è del tutto inverosimile, quindi, che le buie profondità oceaniche possano ancora celare queste prodigiose creature all'occhio vigile della scienza.

Fonte:
www.inspiegabile.com

Redazione

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